E' il progetto della Lancia Paloma 650 visibile sul sito della B.c.a. http://www.bcademco.it/index.htm e che io ho denominato "Lancia 22' Evo"
La barca è stata disegnata dagli Arch. Paolo Lodigiani e Matteo Costa,
Inoltre, come ho già ampiamente detto in altre sedi, la mia sarà una versione altamente raffinata e costumizzata, che ha come valore prioritario la sicurezza della barca stessa, oltre a quella del suo equipaggio.
Per la parte dello stampo a perdere (scalo di costruzione), sono stati utilizzati travi di abete lamellare e pannelli preassemblati, sempre in abete.
Mentre per le paratie che poi diventeranno quelle definitive è stato utlilizzato Compensato Marino di Okumè, rispettando gli spessori indicati nel progetto.Questa garbatura, unita all'inclinazione di 14 gradi e ad un leggero bolzone rende la poppa (a mio avviso) un pò più elegante.
Nello stampo, ho inglobato anche la parte interna del dritto di prua e della chiglia.
Una volta completato il fasciame, ho ricoperto lo scafo con tre strati di fibra di vetro da 300 gr./mq.
Dopo la messa in opera dei primi due strati, ho costruito e messo in opera il dritto di prua (la parte esterna) e la chiglia in mogano massello.
Quest'ultima, nella parte a poppavia e per una lunghezza di circa 1,5 metri, ingloba l'astuccio in ottone dentro il quale passa l'asse portaelica in acciaio inox.
Il terzo strato di fibra di vetro (sempre della stessa grammatura) è stato messo in opera utilizzando la tecnica del vuoto inglobando anche la chiglia.
Strutture interne
Una volta terminata la messa in opera del terzo strato di fibra esterno, ho costruito e posizionato i due longheroni-deriva che si vedono nelle foto.
I suddetti longheroni, misurano mm. 200x50x2300, hanno una superficie di circa 1/2 mq. caduno e sono stati fissati allo scafo mediante incollaggio con resina epossidica caricata, ed ogni longherone messo in tiro dall'interno con quattro tirafondi in acciaio inox da 8 mm. di diametro.
Successivamente ho provveduto a girare lo scafo e rimetterlo nuovamente in bolla, sia nel senso longitudinale, sia in quello trasversale, riprendendo i riferimenti che avevo segnato prima di questa operazione.
L'operazione è stata abbastanza semplice, anche grazie alla leggerezza del manufatto, che a questo stadio di costruzione, a mio avviso non pesava più di 150/200 kg.
Per la ri-messa in bolla, mi sono servito di una livella laser, molto più pratica nel suo utilizzo.
Il progetto, prevede di rivestire internamente con uno strato di fibra di vetro che parte dalla chiglia per arrivare fino alla falchetta ed un secondo strato che dalla chiglia arriva fino a circa 20 cm. sopra la linea di galleggiamento, con fibra di vetro sempre da 300gr./mq. e resina epossidica.
Mano a mano che procedevo con il rivestimento interno, ho ritenuto opportuno inserire definitivamente le paratie, posizionate alle varie quote che prevedeva il progetto.
Le paratie, sono state fissate allo scafo utilizzando resina epossidica addensata ed una volta bloccate, ho provveduto a realizzare un "tabbing" ossia un raccordo in resina epossidica caricata di generoso raggio, tra la paratia e la parte interna del fasciame.
Il tabbing, è stato poi rivestito con due strati di fibra di vetro da 200 gr./mq. impregnata con resina epossidica.
Le Paratie e i rinforzi longitudinali
Le paratie sono sette, compreso lo specchio di poppa, sono tutte strutturali e sono tutte realizzate in compensato marino di okumè.
Prima della loro messa in opera, sono state lavorate e completate, aggiungendo i rinforzi previsti dal progetto.
Oltre ai suddetti rinforzi, sono state completate con fori nicchie e carenature, costruite sulla base di quanto avevo già pianificato in fase di studio, prima ancora di iniziare a costruire la barca.
Il progetto di questa barca infatti, pur essendo molto completo per quanto riguarda la parte strutturale, il dimensionamento dei materiali, delle alberature e quant'altro, lascia molto spazio alla fantasia del suo costruttore per quanto riguarda la parte interna.
Per questo motivo, pur trattandosi di una barca che anticamente dalle mie parti veniva utilizzata per la pesca ed il lavoro, ho scelto di realizzarne una versione, molto lussuosa e particolare, utilizzando per la sua costruzione, materiali nobili e tecniche all'avanguaria!!!
Tutti i rinforzi longitudinali, sono realizzati con quadrelli di mogano massello da mm.25x25
Il piano di calpestio, (pagliolato) come da progetto, è stato posizionato 70 mm. sopra la linea di galleggiamento, per cui la barca è autosvuotante, mentre per quanto riguarda la sua inaffondabilità, questa è garantita dal riempimento con schiuma poliuretanica rigida a cellula chiusa, (poliolio+isocianato) di tutta la parte sottostante il pagliolato, per un volume totale di circa 500 litri.
Nella parte centrale che và dall'estrema poppa, fino alla paratia dove è sistemato il tambuccio, è stato ricavato un corridoio largo 250 mm. che oltre a convogliare nel punto più basso dello scafo le eventuali acque di sentina, serve principalmente ad ispezionare la tenuta della linea d'asse (cuffia stuffy-box) e la presa a mare dedicata alla sua lubrificazione e raffreddamento.
La motorizzazione e la trasmissione
All'interno di questo spazio, ovviamente è stato costruito il basamento sul quale andrà a poggiare il motore.
Questo è costituito da due longheroni in mogano lamellare, che riportano l'esatta inclinazione della linea d'asse rispetto alla linea di galleggiamento.
Il basamento, è stato costruito sui riferimenti rilevati con apposita dima, adatti ad ospitare una motorizzazione Lombardini nella versione da 13 hp (LDW502M) oppure quella un pò più potente di 20 hp (LDW702M)
Per il fissaggio del motore è previsto l'inserimento di supporti antivibranti in gomma, regolabili e adatti a questo tipo di motore.
La gestione del gas e dell'invertitore, è affidata ad una scatola monoleva, a cui sono collegati i rispettivi cavi di comando.
Inoltre, per tener fede ad un discorso di sicurezza fatto fin dall'inizio della costruzione, la scatola è munita di un "micro-switch" che impedisce l'avviamento del motore con la marcia inserita.
Su questo tipo di imbarcazioni inoltre il motore, già in fase di progettazione, è posizionato nella parte centrale dello scafo, con il conseguente vantaggio di concentrare le masse importanti, appunto a centro barca.
La trasmissione, è stata affidata ad una linea d'asse, sistema considerato ancora oggi tra i più marini e tra i più semplici e sicuri da utilizzare e manutenere.
Alle estremità filettate di questo astuccio, nella parte a poppa è stata inserita la testa poppiera, completa di boccola guida, ed è completamente smontabile, per una più facile manutenzione e/o per una eventuale sostituzione di pezzi usurati.
Stesso discorso per la testa portatenuta, all'interno della barca.
Questa però, anzichè in ottone è in Arnite (un materiale composito di estrema durezza e durata) ed è anch'essa completa di boccola guida.
La tenuta vera e propria, è affidata ad una cuffia in gomma inserita sulla testa portatenuta denominata stuffy-box.
La suddetta cuffia (non visibile nelle foto) è provvista di una guarnizione a doppio labbro e quando è ancora nuova, prima di essere messa in uso viene riempita con apposito grasso marino.
L'albero motore è in acciaio inox aisi 630 rettificato ed ha un diametro di 25 mm.
Tutta la linea d'asse, viene lubrificata e raffreddata tramite una presa a mare dinamica munita di valvola a sfera e realizzata esclusivamente per questo utilizzo.
Inoltre, sempre per il fatto che il motore è posizionato a centro barca, la linea d'asse risulta avere una inclinazione rispetto alla linea di galleggiamento di soli 3°
Come si può vedere chiaramente dalle fotografie, l'asse portaelica è già munito di zinco sacrificale, per proteggere dalla corrosione galvanica le parti esposte.
Il pozzetto
Come già detto e ripetuto più volte, i lavori proseguono molto a rilento.
I due gavoni a proravia del vano motore, sono stai chiusi con due paratie di compensato marino da 4 mm. lasciando a proravia del gavone stesso uno spazio per lo stivaggio delle drizze durante la navigazione con le vele a riva.
Questo per fare in modo che durante la navigazione non si abbia in giro per il pozzetto le drizze della randa e del fiocco.
Ho anche costruito il coperchio del vano motore che come si può vedere dalle foto, nella sua parte a poppavia (verso il pozzetto) si prolunga, andando a formare una sorta di protezione per gli strumenti digitali (che già sono stagni) posizionati appunto sulla paratia a poppavia del vano stesso.
Il coperchio del vano motore è stato realizzato sopra ad un rinforzo di listelli in Mogano (sezione 25x25mm.) costruito precedentemente.
Come si può vedere chiaramente dalle foto è già stato costruito anche il trincarino in teak, rispettando l’andamento della venatura.
Ovviamente sopra la parte in compensato marino, manca ancora il posizionamento delle doghe (45x10 mm) e la relativa gommatura.
Nella parte posteriore del suddetto coperchio, in linea con la mezzeria della barca viene posizionato il trasto della randa (anch’esso costruito custom) che ovviamente rimarrà fisso sulla paratia.
Proseguendo verso poppa, abbiamo il foro per l’alloggiamento dell’altoparlante di sinistra, i fori per l’inserimento dell’interruttore megnetoidraulico e per l’interruttore su/giù del salpaancora ed infine una nicchia portaoggetti illuminata.
Il suddetto gavone, parte dalla paratia dove c’è il tambuccio e corre fino all’estrema poppa, attraversando il vano motore.
Lo scarico dei gas esausti
La linea di scarico dei gas esausti, attraversa invece la paratia a poppa del vano motore sotto la linea di galleggiamento e corre sotto il pagliolato fino allo specchio di poppa.
Il tubo di gomma che ho utilizzato è del tipo omologato R.I.Na. ed ha un diametro interno di 45 mm. mentre quello esterno è di 53 mm.
Essendo del tipo omologato, è resistente agli olii che sono presenti nei fumi di scarico.
E' armato con una spirale in acciaio ed il suo interno è liscio, per favorire l'uscita dei gas senza creare sgradite contropressioni.
Sullo spezzone che và dal motore al silenziatore, viene posizionato un sensore per rilevare la temperatura dei gas di scarico all'uscita dal motore.
Il sensore a sua volta è collegato ad un quadrante posizionato all'interno del pozzetto.
Il quadrante è provvisto di allarme sia acustico che visivo ed entra in funzione non appena la temperatura all'interno del tubo, diviene troppo alta.
E' risaputo infatti che in caso di intasamento della linea dell'acqua, la temperatura dei gas di scarico aumenta più velocemente di quella del liquido di raffreddamento del motore.
Nella parte che corre sotto il pagliolato, il tubo di gomma è inserito dentro ad un tubo di pvc rigido avente un diametro interno di 60 mm. che a sua volta, rimane inglobato nella schiuma poliuretanica di cui sono riempiti appunto tutti i volumi sotto il pagliolato.
Con questo sistema, in caso di sostituzione del tubo, il lavoro risulterà molto più facile ed agevole.
Tutto il sistema di scarico, compreso anche il sensore di temperatura e relativo quadrante è prodotto dalla Ditta Vetus.
Il silenziatore, è posizionato a fianco del motore ed ha una capacità di contenimento di 4,3 litri, mentre il cosidetto collo d'oca, è collocato subito prima del terminale di scarico ed è fissato a quest'ultimo, tramite un manicotto di gomma e relative fascette inox.
Il terminale di scarico in acciaio inox, è volutamente posizionato sullo specchio di poppa per evitare che nelle andature di bolina ed al traverso, venga a trovarsi sotto la linea di galleggiamento.
Il salpa ancora
Cominciamo dal salpa ancora, in quanto si tratta di un impianto a sè stante e quindi indipendente dal resto dell'impianto elettrico.
Si tratta appunto del "Quick Crystal 600" salpa ancora verticale con la base in bronzo cromato e munito di motore stagno, con una tensione di 12 volts per una potenza di 500 watt.
Questo modello è provvisto anche del sensore per installare un eventuale contacatena.
Il motore è montato verticalmente e gira sullo stesso asse su cui gira il barbotin.
La versione che ho scelto è senza la campana di tonneggio ed il barbotin può supportare allo stesso tempo sia una catena calibrata di 6 mm. che una cima di 12/14 mm.
E' adatto ad imbarcazioni pari a 6/7 metri di lunghezza.
Come si può vedere chiaramente dalla foto accanto, la cassetta dei teleruttori è stata bloccata dentro una scatola stagna che a sua volta è stata fissata sulla paratia che delimita il gavone dell'ancora, nella sua parte interna.
Tutto l'impianto è protetto da un interruttore magnetoidraulico da 40A posto in pozzetto, sempre a portata di mano del timoniere.
Lo spessore di legno su cui è poggiato il salpa ancora che si nota sulle foto serve solo a simulare lo spessore della coperta che ancora non è stata costruita.
L'impianto elettrico
Allora…. provo a spiegare definitivamente, come abbiamo realizzato l’impianto elettrico sulla mia Lancia 22’ Evo.
Dopo avergli spiegato per filo e per segno quello che volevo realizzare, insieme abbiamo iniziato a passare i cavi delle varie sezioni nelle guaine e nelle canalette precedentemente posizionate. Poi Lucio è scomparso, venendomi a trovare mediamente un giorno si e un giorno no, spiegandomi ogni volta per bene, ma soprattutto con pazienza come dovevo cablare e come dovevo connettere i cavi elettrici, per poi controllare il mio lavoro la volta successiva.
All’inizio la cosa mi spaventava un po’, ma poi piano piano si sono cominciate a schiarire le idee e mi si aperto un mondo nuovo. Ringrazio quindi pubblicamente il mio amico Lucio che mi ha dato la possibilità di concretizzare questa bellissima esperienza, della quale sono particolarmente orgoglioso. Ma veniamo a noi….
L’energia elettrica viene fornita da due batterie ad acido libero da 12V con una capacità di 80 Ah cadauna. Sulla batteria n.1 è collegato il motore ed il salpaancora mentre sulla batteria n.2 sono collegate tutte le altre utenze. (servizi) Ora!!… è chiaro (perfino a me!!) che una batteria da 80 Ah per far partire un motore da 18/20 hp è un po’ sproporzionata in eccesso, rispetto alle esigenze necessarie, ma ho preferito utilizzare due batterie identiche, in modo che il caricabatterie possa lavorare al meglio.
Inoltre il salpaancora che notoriamente ha un assorbimento di corrente abbastanza alto, normalmente viene utilizzato con motore acceso e quindi la batteria, durante il suo utilizzo risulta essere sempre sottocarica, appunto tramite l’alternatore del motore.
La batteria n.2 è monitorata tramite uno schunt dal rispettivo strumento digitale della Nasa - Marine, il BM1.
La batteria n.1 è monitorata sempre dallo stesso strumento della Nasa-Marine, ma solamente per quanto riguarda la sua tensione, quindi misura solamente il suo voltaggio.
Per quanto riguarda la carica delle suddette batterie, quando si è ormeggiati in banchina, questa è affidata ad un caricabatterie (Quick SBC140) che eroga una corrente di uscita di 12 A, collegato tramite impianto separato da quello a 12 Volts e su cui transita solo la 220V, alla presa di banchina.
Ovviamente subito dopo la presa di corrente posizionata nella parte interna dello specchio di poppa, ho provveduto a posizionare un quadretto stagno, con un interruttore differenziale da 10A ed una presa che fornisce 220 Volts, da utilizzare solamente quando si è collegati alla banchina.
Le sezioni dei cavi, sono state calcolate con un programmino free scaricato dalla rete e tutti i risultati sono stati arrotondati per eccesso in base a quello che si trova in commercio e comunque con una sezione minima non inferiore a 1,5 mmq.
C’è anche da dire che su una barca di 22’ difficilmente si raggiungono lunghezze di cavo superiori ai 10 metri.
Credo poi che sulla mia Lancia, lunga appunto 22 piedi le utenze che ho predisposto, la rendano completa e non abbia niente da invidiare ad una barca di dimensioni ben maggiori.
Nel fare questo, ho comunque sempre cercato di mantenere l'aspetto generale della barca molto discreto, in modo da non farla sembrare piena di lucine colorate a mò di albero di natale .......... sperando di esserci riuscito!!!
Quindi:
Iniziando dalla prua, troviamo il salpaancora (Quick Crystal 600 da 500W il cui impianto elettrico è già stato descritto dettagliatamente in precedenza) e la rispettiva presa per la sua pulsantiera, sotto al salpa ovviamente c’è il gavone che contiene la linea di ancoraggio.
Dall’interno del suddetto gavone, si può accedere ai due segnalatori acustici, uno a dritta ed uno a sinistra collegati in parallelo, inoltre sempre dal suo interno si può accedere ai cablaggi del salpaancora, i quali sono tutti fissati all’interno di due capienti scatole stagne posizionate sulla parete del stesso.
Il gavone, munito di ombrinali, è accessibile sia dall’interno, tramite un oblò sia dall’esterno, tramite un portello posizionato sulla coperta ed è illuminato da una plafoniera a luci led.
Dall’interno della “cabina” si accede poi alle luci di via di tribordo e babordo (rossa e verde) e alla luce della bussola di rotta analogica.
Sempre all’interno della “cabina” inoltre sono cablati i cavi che vanno all’albero, quindi ad alimentare il fanale di fonda (a led) posto appunto in testa d’albero ed il fanale bianco di coronamento per 225°, per quando si naviga a motore.
Il collegamento elettrico tra l’albero (che è poggiato in coperta) e la barca, è assicurato tramite una presa stagna a più poli posta sulla coperta
Proseguendo verso poppa, troviamo i due gavoni a murata, uno dei quali (quello di dritta) è munito di una presa 12V del tipo per accendisigari, adatto quindi ad ospitare al suo interno un frigorifero portatile da collegare alla suddetta presa.
Sulla parte esterna della paratia di prua del vano motore ho applicato due dei quattro altoparlanti amagnetici previsti per l’impianto stereo.
I due pozzetti, quello a proravia e quello a poppavia del vano motore, hanno a filo con i loro rispettivi paglioli una serie di luci led, che hanno lo scopo appunto illuminare i rispettivi paglioli.
Il vano motore, come ho già detto altre volte è il vano tecnico della barca a tutti gli effetti, infatti oltre ad ospitare il motore, al suo interno confluiscono tutti i cablaggi i quali, sono costituiti da barre di connessione realizzate appositamente alla bisogna.
Hai lati degli strumenti, sulla dritta c’è il quadretto con gli strumenti del motore e sulla sinistra il quadretto con gli interruttori per le rispettive utenze. Gli interruttori, sono a bascula, illuminati a led, del tipo stagno della Carlingswitch della serie “Contura II”
Proseguendo ancora verso poppa, sulla fiancata di dritta del pozzetto, trovano posto i due strumentini che indicano il livello dei serbatoi (gasolio e acqua) poi abbiamo il comando monoleva del motore, l’altoparlante di dritta e l’interruttore delle trombe.
All’estrema poppa trova posto il quadretto del differenziale della presa in banchina, già menzionato sopra.
Sulla fiancata di sinistra , troviamo il sensore della Vetus che si allarma quando la temperatura dei fumi di scarico supera una certa soglia.
Continuando verso poppa, troviamo una nicchia ricavata appunto sulla parete sinistra del pozzetto, nella quale ho inserito lo strumento BM-1 per il controllo delle batterie, due prese a 12 Volts del tipo per accendisigari e l’interruttore 1-2-both che è del tipo sotto chiave. Ancora verso poppa, ma fuori dalla nicchia troviamo l’altoparlante sinistro, l’interruttore magnetoidraulico da 50A e l’interruttore su e giù del salpaancora. All’estrema poppa poi ho ricavato un piccolo vano portaoggetti illuminato con due led.
Capolavoro!!
RispondiEliminaGrazie!!! ;)
EliminaE' un'Opera d'Arte !!
RispondiEliminacomplimenti.
kk super bravo m meglio di un cantiere
RispondiEliminaGrazie!!!
RispondiEliminaComplimenti, e' veramente un'opera d'arte. Buon vento!
RispondiEliminaGrazie anche a te!!!
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