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Il Teak


La seduta per il timoniere di Diavolone



Diavolone è un One-Tonner denominato EC37, disegnato dallo Studio Epaminonda-Ceccarelli nel 1975 e realizzato dal Cantiere Alb-Sail di Casellette in provincia di Torino.

E’ lungo fuori tutto appunto 37 piedi (10,95 metri) ha un baglio massimo di 3,56 metri, un pescaggio di 1,98 metri e disloca circa 7,5 tonnellate.

E’ ormeggiato a  Marina Dorica in Ancona.

A Marina Dorica, Diavolone (ed anche il suo Armatore) sono molto conosciuti ed è anche per questo motivo che sono stato contento ed onorato di aver ricevuto l’incarico per realizzare una nuova seduta per il timoniere in sostituzione di quella vecchia, ormai giunta al suo epilogo.

Come si può vedere dalle foto, si tratta di una seduta molto arcata, costruita in teak sopra un supporto di compensato marino, realizzato per forza di cose con il sistema  lamellare. 

Per fare questo, una volta rilevato il raggio di curvatura e corretto opportunamente ho provveduto alla realizzazione di uno stampo a perdere.

Ovviamente, essendo lo stampo appunto a perdere l’ho realizzato con legno di Abete e messo insieme con viti e colla vinilica.

Successivamente, ho iniziato la costruzione vera e propria (sopra lo “stampo”) della seduta, laminando tre strati di compensato spesso 4 mm. con resina epossidica addensata con Aerosil, ottenendo cosi un supporto lamellare su cui incollare le doghe ed i trincarini di teck spesso 12 mm.

Come per tutti i manufatti in lamellare, realizzati con pochi strati (come in questo caso) il raggio di curvatura che si ottiene, non rispecchia mai quello dello stampo, in quanto appena andiamo a togliere i morsetti che hanno tenuto in forma il manufatto durante la polimerizzazione della resina epossidica, questo inevitabilmente tende a piegarsi un pochino cercando di riprendere la forma originale, generando una sorta di ritiro elastico del laminato.

Per ovviare a tale inconveniente, c’è una formula che è la seguente: 100x[1:(n2-1)]  dove “100” è il raggio di curvatura misurato in percentuale ed “ n” è il numero degli strati del manufatto.

Con questa formula il “ritiro elastico” può essere calcolato con sufficiente approssimazione.

Una volta realizzato il supporto, l’ho rifilato secondo la dima che precedentemente avevo rilevato dalla vecchia seduta e quindi ho iniziato a posizionare il teck.

Ovviamente ho utilizzato teck Burma certificato, ossia quanto di meglio c’è sul mercato, cercando inoltre di accompagnare la grana ed il colore del legno, in modo da ottenere un risultato finale che fosse stato il più omogeneo possibile.

Per quanto riguarda il disegno e la geometria della messa in opera del teak, l’armatore mi ha lasciato carta bianca e quindi ho ritenuto opportuno inserire il disegno grafico del logo della barca.

Il logo l’ho disegnato con un programma cad, che poi ho inviato ad un mio amico, il quale ha provveduto a realizzarlo, per mezzo di una fresa a controllo numerico.

Una volta incollato  il teak, ho ripassato i comenti con il primer, quindi ho sigillato con il sikaflex 290 dc nero e carteggiato il tutto.

Il risultato ottenuto è quello che si può vedere nelle foto allegate.












La coperta del Troy Scanner






Quello che andrò a presentare, è un lavoro che ho eseguito su di un gommone per conto di un Amico.

Il gommone in questione è il Troy prodotto dalla Ditta Scanner di Casalbeltrame a Novara.

Il mio Amico ha acquistato il gommone nudo (carena in vetroresina + tubolari) e poi ha incaricato diverse Ditte Artigiane per costumizzarlo secondo suoi precisi schemi e disegni.
Io ho avuto il piacere di costruire la coperta in Teak massello.

Il gommone, compreso il braket è lungo poco meno di 12 metri e la parte da rivestire con il teak,  ha una superficie di circa 18 mq. 

Per la sua realizzazione ho usato Teak Burma utilizzando tavole che provenivano tutte dallo stesso tronco.
Le doghe, sono state ricavate tutte tagliando le tavole a rigatino.
Per realizzare i trincarini invece, le tavole sono state tagliate lungo vena.

Per le doghe la misura utilizzata, è stata da mm. 50x10 preparate senza cianfrinatura, mentre per i trincarini ho deciso di farli larghi mm.90x14 di spessore.

Il gommone in questione, si trovava a circa 400 km dal mio Laboratorio, quindi per fare il lavoro, mi sono dovuto recare diverse volte sul posto in modo da poter costruire delle dime , sulle quali   successivamente avrei costruito i rispettivi pannelli, con comodo nel mio Laboratorio.


La coperta è stata costruita sopra pannelli di compensato marino di okumè spesso 4 mm. che riproducevano fedelmente le dime a suo tempo rilevate sul posto.

I pannelli inoltre, rispetto alle dime sono stati rimpiccioliti nel loro perimetro, della misura esatta che occupava il trincarino, in modo che una volta montata e guardando la coperta nel suo spessore, si vedeva il tricarino a tutta altezza, appunto 14 mm. nascondendo l'antiestetico spessore del compensato.

Una volta montate le doghe ed i trincarini, ho provveduto alla finitura,  presso il mio Laboratorio, compresa la gommatura dei comenti, la carteggiatura e quant'altro necessario.

Come poch'anzi ho detto, le doghe sono state messe in opera senza il cianfrino e senza le viti, in questo modo  è possibile eseguire la carteggiatura e la lamatura fino alla fine dello spessore delle doghe stesse, cioè 10 mm.
Ovviamente con questo sistema, si utilizza un pò di Sikaflex in più, ma si ha il vantaggio di sfruttare tutto lo spessore del teak.

Una volta terminati i pannelli, li ho trasportati sul posto e li ho incollati sulle superfici in vetroresina che andavano ricoperte.
Ovviamente c'è stato da fare un piccolo lavoro di aggiustaggio e di rifinitura sul posto, ma niente di più. 

L'incollaggio, sia tra le doghe ed il pannello di compensato, come pure tra il pannello e la coperta in vetroresina, l'ho fatto utilizzando resina epossidica addensata.

Alla fine si è rivelato un lavoro pulito e preciso, che ha dato a me molta soddisfazione ed al gommone molto prestigio, come si può chiaramente osservare sulla foto iniziale.


















6 commenti:

  1. Complimenti, un bellissimo lavoro. Una domanda: io possiedo una barca a vela Bavaria 300 , con la coperta in teak che si sta sfogliando tutta, mi piacerebbe rifare la coperta in massello teak da 10, perche' quello originale mi sembra fosse solo una foglia di teak incollato su compensato marino. Mi potrebbe dare un'idea dei costi? la mia barca sta ad Aprilia Marittima (UD).
    Grazie mille
    Gianmarco Fant
    gfant@arpa.veneto.it

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  2. Complimenti, per me chi sa lavorare così il legno è paragonabile ad un poeta che "lavora" le parole.
    Roberto (Sailor ADV)

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  3. Ciao Sailor,
    leggo sempre con piacere i tuoi interventi su AdV.
    Ti ringrazio per la tua vena poetica, io comunque lo faccio semplicemente con molta passione.

    Ciao
    stefano

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